mercoledì 18 febbraio 2009

LETTURE CONSIGLIATE: La Rivoluzione contro il Medioevo di Pietro Ferrari



E' uscito il nuovo libro dell'Avv. Pietro Ferrari "La Rivoluzione contro il Medioevo" con presentazione di Massimo Micaletti




Cosa vuol dire “medievale”? Cosa vuol dire “rivoluzionario”? Pietro Ferrari se lo chiede con questo saggio coinvolgente e affilato, e nella sua lucida ed impietosa critica della modernità, assume e conclude che il Medioevo e la Rivoluzione non sono fenomeni storici o culturali più o meno prossimi a noi. Sono piuttosto categorie dello spirito. Come si può pensare, allora, leggendo il libro di Pietro Ferrari, che la Rivoluzione sia una categoria dell’oggi mentre il Medioevo appartenga al passato? La Rivoluzione contro il Medioevo non è il pamphlet di un nostalgico, è piuttosto il canone argomentato e rigoroso di un intellettuale che propone un modello, non solo una weltanschauung, che possa ridare un senso, essere una sorta di bussola alla condizione smarrita dell’uomo contemporaneo. Nihil novi, direbbe qualcuno: Massimo Fini ha già fatto qualcosa del genere, e per molti versi Marcello Veneziani e Franco Cardini hanno in più scritti accennato riflessioni e spunti analoghi. Però Pietro Ferrari dimostra dov’è l’inganno, svela quello che la rivoluzione ha tatticamente e violentemente coperto, dà voce e memoria a momenti della storia che sono stati cancellati per motivi che ai più appaiono inspiegabili e che sono invece le ragioni stesse del delirio relativista che pervade il nostro tempo.
"La Rivoluzione contro il Medioevo"- ed. Solfanelli. Pagg. 112 - € 7,00

martedì 17 febbraio 2009

VELTRONI SI DIMETTE DALLA SEGRETERIA DEL PD




Il Pd va in frantumi, l'addio di Veltroni: "Adesso basta farsi male. Mi dimetto"

Fonte: il giornale.it

Roma - E' durato venti mesi il "sogno" di Walter Veltroni. Dalla "visione" del Lingotto all'addio di piazza Sant'Andrea delle Fratte. Il leader del Pd molla tutto. Ci ha provato in mattinata davanti al coordinamento del partito. Che però ha respinto al mittente l'addio. Ci ha riprovato (questa volta con successo) dopo pranzo. Ciao e arrivederci. Poco più di un anno a lacerarsi e macerarsi nelle guerre intestine del calderone democratico. Pesano le cinque sconfitte elettorali in un anno: Politiche 2008, Amministrative e Friuli Venezia Giulia 2008, Sicilia 2008, Abruzzo 2008 e Sardegna 2009. Veltroni intende tenere domani una conferenza stampa alle 11 per togliersi i proverbiali sassolini dalle scarpe.

"Me ne vado" Veltroni avrebbe aperto la riunione spiegando che se il partito è da tempo dilaniato da divisioni e fibrillazioni interne è perché le critiche si concentrano sulla linea politica da lui scelta e sulla sua persona, dunque se "per molti sono un problema - avrebbe detto Veltroni - io sono pronto ad andarmene per il bene del partito". Dichiarazioni ribadite nella sessione pomeridiana del vertice, nonostante il no venuto dai vertici del partito. "Mi assumo le responsabilità mie e non. Basta farsi del male, mi dimetto per salvare il progetto al quale ho sempre creduto". Con queste parole il segretario del Pd ha spiegato la sua decisione irrevocabile di dimettersi. Veltroni si è assunto la responsabilità dei suoi errori e anche della sconfitta in Sardegna, ma ha spiegato di non voler rimanere "per fare logorare me e la possibilità del Pd di esistere". Il segretario è apparso determinato a non tornare indietro dalla sua decisione nonostante l’insistenza del vertice del partito perché rimanesse al suo posto. Veltroni ha spiegato la fatica a gestire un partito caratterizzato da continue divisioni, distinguo e polemiche. "Spesso mi sono trovato i bastoni tra le ruote" avrebbe spiegato il segretario facendo alcuni esempi come la trattativa sulla riforma della legge elettorale europea, concordata in un coordinamento allargato ma subito dopo contestata. O ancora le varie prese di posizione sul testamento biologico come sulla politica economica. "Io mi assumo le mie responsabilità - avrebbe aggiunto - e quindi mi dimetto per salvare il partito".

La transizione Subito dopo la nota ufficiale che annuncia le dimissioni da segretario del Pd di Veltroni, il portavoce del partito Andrea Orlando illustrabrevemente l’esito del vertice. "Dopo diverse ore di discussione - si è limitato a dire Orlando - il segretario ha deciso di mantenere la decisione di dimettersi. Domani ci sarà un’iniziativa nella quale Veltroni spiegherà più diffusamente le cause di questa decisione". Il portavoce del Pd spiega che la fase di transizione che si apre ora, con la scelta di Veltroni di rinunciare al proprio mandato, è affidata al vicesegretario Dario Franceschini che dovrà muoversi secondo le norme dello statuto interno.

Segretariato provvisorio E Franceschini ha convocato per domani mattina alle 8.30 il coordinamento che dovrà decidere i passaggi successivi alle dimissioni del segretario. Le ipotesi in campo, delle quali si sta discutendo in queste ore, sono di convocare al più presto l’assemblea costituente, unico organismo legittimato ad eleggere un nuovo segretario del Pd, in deroga a quanto prevede lo statuto che dispone il ricorso alle primarie per la scelta delle candidature e, quindi, l’elezione del segretario. Sarebbe questa l’ipotesi più accreditata, anche se nella riunione del coordinamento di questo pomeriggio c’è chi ha chiesto un passaggio formale anche in direzione nazionale. L’imperativo, spiegano fonti Pd, è comunque di fare presto, di non lasciare il partito troppo a lungo in una fase indeterminata e senza guida. Dunque, sarà convocata al più presto l’assemblea costituente, chiamata a eleggere un segretario provvisorio con il compito di portare il partito alle elezioni Europee e Amministrative della prossima primavera e al congresso del prossimo autunno. Tra le ipotesi inizialmente circolate c’era anche quella di una gestione collegiale transitoria, ipotesi però scartata dai più. Stesso discorso per il congresso anticipato, strada che non ha trovato terreno fertile in nessuno dei componenti del coordinamento, anche per problemi di tempi e di tesseramento, ancora non ultimato.

D'Alema: "Momento delicato" "La situazione è molto delicata e credo dovrà essere affrontata con senso di responsabilità nei luoghi appropriati". Così Massimo D’Alema, a margine di un convegno sul Medio Oriente, commenta la nuova situazione del Pd dopo le dimissioni di Veltroni.

Rutelli: serve partito nuovo "Non si torna indietro. L’esperienza di Margherita e Ds è conclusa. Ora Veltroni faccia quello che non è riuscito a fare finora. Ha il pieno rinnovo della mia fiducia per fare un partito nuovo". Lo afferma Francesco Rutelli in una risposta comparsa su Facebook. "Guardando indietro - sostiene Rutelli - non andremmo lontano. Non guardiamo neppure ai mesi scorsi: se in Abruzzo il Pd ha preso meno voti popolari della sola Margherita nelle regionali precedenti, c’era una situazione particolare a giustificarlo. Ma in Sardegna, non soltanto Soru ha preso nove punti meno del suo avversario; il Pd, con i risultati finora pubblicati, prende meno voti di Ds e Margherita (erano stati 205.000 nelle regionali precedenti) pur avendo assorbito la lista di Soru (Progetto Sardegna, oltre 66.000 voti). E allora - conclude - se ieri avevo espresso entusiasmo per la vittoria di Renzi, oggi dico: gettiamo tutte le energie e capacità del Pd in proposte, idee e mobilitazioni popolari per rispondere alla crisi della crescita economica e del lavoro. Apriamo, uniti, la nostra sfida elettorale".

Di Pietro: Pd né carne né pesce "L’Idv sale, il Pd scende. Questo dimostra che quando si sta all’opposizione, si fa opposizione non ammuina. L’unica vera opposizione siamo noi dell’Italia dei valori. Il Pd è stato sconfitto perché non si sa se è maschio o femmina, carne o pesce". Antonio Di Pietro tira una sciabolata a Veltroni e lancia per il futuro "una coalizione alternativa con le forze politiche che ci vorranno stare, ma che guarda soprattutto alla società civile, senza etichette ideologiche, senza ghettizzarsi da una sola parte politica". Dopo le dimissioni del segretario del Pd il leader dell'Idv commenta così: " "Le dimissioni di Veltroni sono un atto dovuto e voluto che gli fa onore. Certo è che ora qualcuno deve spiegarci perché la colpa era dell’Italia dei Valori, che invece faceva opposizione come fa tutti giorni opposizione e si offre come alternativa a Berlusconi per una condivisione di responsabilità nel centrosinistra alla guida del Paese. Ora più che mai tocca a noi dell’Italia dei Valori fare un’opposizione vera e determinata ed è quello che faremo".

Cacciari: "Il Pd non va" La colpa della sconfitta non è né di Soru né di Veltroni, argomenta il filosofo sindaco di Venezia Massimo Cacciari: "E' il Pd nel suo insieme che non va. Tutta la leadership del partito in questi mesi si sta dimostrando non all’altezza della situazione. Non si affrontano i problemi organizzativi (che ho sottolineato tante volte), non si sviluppa un dibattito politico-strategico all’interno del partito, la dialettica è ancora bloccata sulle vecchie leadership e non si promuovono forze giovani. In questa situazione quanta strada si vuole fare? È evidente che finisca così".

L'Unità: il Pd ha toccato il fondo È durissimo il giudizio sul Pd del direttore dell’Unità. Nell’editoriale di oggi Concita De Gregorio parla dei "due giorni più bui della breve storia del Pd" e poi precisa: "Delle sue oligarchie, per l’esattezza: punite con severità assoluta da un elettorato stanco di lotte intestine e clandestine, dei giochi di potere sotterranei, eppure così visibili". De Gregorio parla di una "lotta fratricida fatta di colpi bassi e bassissimi: una guerra che mai si cura del bene comune, dell’alleanza politica, dell’interesse pubblico, delle città e delle regioni, delle persone che ci vivono, del Paese. Una politica dimentica di essere al servizio dei cittadini e convinta che i cittadini siano al suo servizio. Gli elettori li hanno puniti: esausti, esasperati, nauseati e in qualche caso incattiviti fino al punto di farsi del male. Ora basta, davvero. Questo ha detto il voto: ora basta, toccare il fondo a una sola cosa serve se non uccide. A risalire".

lunedì 9 febbraio 2009

VOLANTINI FOIBE Azione Studentesca e Azione Giovani






Comunicato stampa: Azione Giovani Roseto ricorda le foibe



Roseto degli Abruzzi, lì 09/02/09

Alla C.A. organi di informazione

OGGETTO: COMUNICATO STAMPA

Con gentile richiesta di pubblicazione

Il circolo territoriale di Azione Giovani Roseto, in collaborazione con il Comitato 10 febbraio, vuole ricordare in occasione del 10 Febbraio, la tragedia delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia.
La mattina di martedì 10 Febbraio i militanti di Azione Giovani saranno presenti all’ingresso delle due scuole superiori della nostra città,il Liceo “Saffo” e l’Istituto Tecnico Commerciale “V.Moretti”, per distribuire agli studenti dei fiocchi tricolore da indossare per tutta la giornata come simbolo del ricordo della tragedia delle foibe e dell’esodo.
Il 10 Febbraio è il “Giorno del ricordo”, istituito con la Legge 92/04, data significativa poiché con il trattato di pace di Parigi del 10 Febbraio 1947, l’Italia perdeva le terre d’ Istria, Fiume e Dalmazia che venivano assegnate all’allora Jugoslavia del Maresciallo Tito.
Il nostro ricordo vuole rompere il silenzio che per troppo tempo ha avvolto i crimini efferati commessi dai partigiani comunisti di Tito attraverso l’infoibamento, le evirazioni, le macabre partite a calcio con le teste degli uomini uccisi, le sevizie ai preti, le torture, gli stupri, le deportazioni ai danni di tantissimi nostri connazionali di ogni età, sesso, credo politico e professione; vittime che avevano la sola colpa di essere italiani.
Inoltre vogliamo rendere giustizia a tutti quegli esuli che, emigrati in vari angoli d’Italia, vennero il più delle volte emarginati invece di essere accolti a braccia aperte dall’intera comunità nazionale.
Invitiamo quindi a ricordare questa tragedia finalmente dopo tanto tempo portata all’attenzione di tutti per evitare che la distruzione provocata dall’odio etnico scaturito dalle ideologia totalitaria comunista non si ripeta mai più.
Con la presente si porgono distinti saluti.

Fabrizio Fornaciari
Presidente Azione Giovani Roseto


giovedì 5 febbraio 2009

Dal PDL in poi di Luca De Netto


DAL PDL IN POI

Agli inizi di Novembre dello scorso anno, un ristretto gruppo di giovani dirigenti del PDL – molti dei quali cresciuti nelle fila di Azione Giovani - si era incontrato presso il Monastero di Santo Spirito, nel cuore innevato dell’Abruzzo, per riflettere con esponenti di Governo, parlamentari, economisti e docenti universitari sul futuro della politica italiana.
Linea guida di quel progetto di elaborazione culturale era stato uno slogan semplicissimo: “Dal PDL in poi”. Dando infatti per scontata la realtà del Popolo delle Libertà, ci si era interrogati sulle prossime azioni del Governo e del PDL in merito alle risposte da fornire ai problemi di natura economica, sociale, ambientale.

In realtà, ancora oggi, stiamo assistendo ad una marea di incontri, convegni, dibattiti che, anziché proiettarsi verso il futuro affrontando tematiche specifiche, sono assestati su posizioni statiche o addirittura di retroguardia, più per addetti ai lavori che rivolte ai cittadini. Da Bolzano a Palermo, ormai non riescono più a contarsi le iniziative meramente targate “verso il PDL”, come se questo traghettamento durasse un’infinità e non fosse già perfettamente compiuto dal voto popolare.

E’ chiaro che le classi dirigenti dei partiti debbono necessariamente andare ad affrontare tutta una serie di aspetti tecnici fondamentali non solo alla nascita della struttura del PDL, ma alla stessa organizzazione interna, fattori che Silvio Berlusconi, con le sue incontestabili capacità decisioniste e mediatiche, avrebbe volentieri lasciato perdere.
Ma tant’è che il lavoro tecnico-scientifico di preparazione per la creazione di questo grande soggetto politico è necessario e giusto, l’importante che non continui ad essere quasi totalizzante.

Il recente lavoro svolto dai Circoli Nuova Italia di Gianni Alemanno con la collaborazione di tutti i vertici di AN, ha in certo senso dato una scossa ed impresso una sana accelerata al processo. La leadership culturale di Giulio Tremonti (che tra i tanti meriti ha avuto anche quello di aver ricondotto la critica alla globalizzazione nel suo alveo naturale, cioè a destra), gli interventi del socialista nazionale Maurizio Sacconi, la tenuta della maggioranza e il consenso straordinario per il presidente Berlusconi stanno inoltre proiettando l’azione di Governo al di là dei partiti che lo sostengono, in una sorta di “primato dell’azione” che non si vedeva da tempi lontani.

In Italia, infatti, è in atto un vero e proprio processo rivoluzionario che, nel giro di pochi anni, cambierà il volto di un Paese abituato alle interminabili trattative, all’immobilismo, all’arroganza ideologica di una sinistra oggi totalmente allo sbando.
L’operazione PDL – e purtroppo ancora non tutti lo hanno compreso - non è affatto una mera fusione tra Alleanza Nazionale e Forza Italia, ma il tentativo straordinario di costituire un partito dell’interesse nazionale, ovvero una forza politica e culturale che, scevra da ideologie ma forte di valori identitari, guardi con pragmatismo all’intero sistema Italia.
Aver liberato Napoli dalla spazzatura, aver fornito risposte concrete in tema di sicurezza e immigrazione, aver innescato un processo meritocratico contro le baronie universitarie, aver voluto difendere la compagnia aerea di bandiera, aver dato risposte alla crisi economica, hanno da un lato premiato l’Esecutivo e dall’altro inflitto altrettanti colpi alla sinistra.
Il PD si trova oggi infatti in una situazione di profonda crisi culturale (con gli ex democristiani della Margherita sempre più insofferenti), perché assolutamente non in grado di definire la propria essenza, e ontologicamente incapace di liberarsi dalle tare ideologiche che fungono da barriera tra quel partito e il sentire degli italiani.

Se Berlusconi volesse potrebbe dimostrare, proprio grazie al PDL, l’inutilità stessa di una sinistra in Italia, o meglio dell’impossibilità dell’esistenza di una sinistra di Governo capace di avere un progetto e risolvere problemi.
Per fare un solo esempio, se infatti Sacconi, dopo aver proposto un nuovo modello di stato sociale basato sulla partecipazione dei lavoratori agli utili e alla gestione delle imprese, dovesse continuare con coraggio a favorire progetti di cogestione di solidarietà sociale non più basati sullo scontro di interessi ma su appartenenze comunitarie nel solco dell’alleanza capitale-lavoro (così come ben insegna la Dottrina Sociale Cattolica ), si colpirebbe a morte non solo la sinistra ideologica, ma anche quella parte del sindacato prettamente antinazionale.

Le componenti di destra, in grado più di altri di avere una visione d’insieme basata sull’interesse generale, quella socialista e quella cattolica - magari raccolte a sintesi proprio dal Tremonti antimercatista - avranno quindi nel PDL un ruolo fondamentale per la costruzione della Nuova Italia, che necessiterà di uomini, donne e giovani in grado di pensare politica, elaborare nuove linee culturali e spendersi al servizio della Nazione.
La rivoluzione è finalmente in atto. Ed è solo l’inizio…