venerdì 29 gennaio 2010

MEMORIAL GIOVANNI GIUNCO: ASSEGNATE LE ROSE D'ORO A BERTOLASO, CROCE ROSSA E VIGILI DEL FUOCO


Giovanni Giunco: il Presidente di Luca Maggitti

fonte: roseto.com


“E’ Giunco che parla”. Asciutto e deciso, questo era il saluto telefonico di Giovanni Giunco: “il Presidente” del basket rosetano. Un uomo da ricordare con cura, visto che si parla di un pioniere, un innovatore nel mondo dello sport, di cui ha scritto pagine di storia.

Giunco, nato a Campli il 7 dicembre 1923, divenne rosetano fin dai tempi delle scuole elementari. Il basket, prima giocato e poi sponsorizzato e diretto, fu la sua grande passione insieme al ciclismo (portò lui per la prima volta i ciclisti russi nel circuito professionistico).

Uomo di fiducia del Cavalier Borghi in Lombardia e del Commendator Scibilia in Abruzzo, Giovanni Giunco aveva appese alle pareti di casa sia la Stella d’Oro del CONI sia quella del CIO: nessun uomo di sport può aspirare a riconoscimenti più elevati sia a livello italiano sia a livello mondiale.

Per i giovani, Giunco è figura del passato difficile da conoscere, ma per chi lo ha frequentato, è figura nitida e netta. Come per Giampiero Porzio, lanciato in panchina da Giunco nella stagione 1976-1977, con il Roseto Basket in Serie B. Porzio, oggi oncologo, esordì da capo allenatore a Livorno, alla vigilia del suo 21° compleanno e ricorda: “Nei rientri dalle trasferte, stare vicino a Giovanni era una fortuna, perché potevi sentirti raccontare, da un protagonista vero, di quella volta in cui Fausto Coppi vinse il tappone dolomitico conquistando la maglia rosa o di decine di aneddoti di pallacanestro. Ma poteva anche starci la riflessione sulla guerra e sull’Italia divisa, quando lui scelse per coerenza la Repubblica di Salò e la Decima MAS, dove incontrò volontari come Walter Chiari, Marco Ferreri, Giorgio Albertazzi e – soprattutto – Nico Messina, allenatore di basket con il quale strinse una grande amicizia e divise la prigione dei giorni successivi alla liberazione”.

Uomo dalla vita piena, Giovanni Giunco, tessuta di grandi silenzi e di sguardi profondi, lanciati con fierezza dagli occhi che spuntavano dal bavero alzato del cappotto, mentre scendeva dalla sua Passat targata Como, di mattina presto – negli anni ’90 – a fare colazione al Caffè Liliana, prima di andare ad “aprire bottega” nel suo ufficio al palasport, che oggi è intitolato ad una sua scoperta: Remo Maggetti. Giovanni Giunco è stato l’uomo in grado di tenere accesa la fiammella del basket rosetano quando nessuno ci credeva più.

Per tante stagioni ha sofferto nelle serie minori fino all’ultimo “risorgimento cestistico rosetano”, iniziato nella stagione 1995/1996, in Serie C1, quando il suo Roseto Basket Lido delle Rose, guidato in panchina da coach Gabri Di Bonaventura e fatto volare dai canestri di Marco Verrigni, vinse il campionato battendo in finale Lugo di Romagna in un palasport pieno come un uovo. Nella stagione 1997/1998, dopo un anno di B2 e il ripescaggio per meriti sportivi in B1, Giunco ebbe l’intuizione di chiamare a Roseto Michele Martinelli, già patron del basket aquilano. Due persone molto diverse, due caratteri forti che durarono insieme una sola stagione, ma produssero qualcosa di storico: vittoria del Campionato di B1 e della Coppa Italia di Lega con Tony Trullo in panchina e Bonaccorsi a lanciare bombe. Finita quella meravigliosa stagione, Giunco si ritirò e continuò a seguire da fuori il basket rosetano e il movimento sportivo in generale.

Scrisse le sue riflessioni per il magazine “Qui Roseto” e continuò a regalare i suoi ricordi ad alcuni giornalisti che ebbero la fortuna di intervistarlo, nella sua casa a due passi dalla Villa Comunale, dove abitava con la compagna Minette. Sofferente per alcuni acciacchi, subì una delicata operazione dalla quale si riprese, ricevendo il prestigioso riconoscimento del CIO e rilasciando la sua ultima intervista approfondita a febbraio, prima di spegnersi il 27 marzo 2002. Se ne andò chiudendo l’era del mecenatismo nello sport, con una cravatta blu impressa di tanti palloni da basket dorati.

Coach Gabri Di Bonaventura disse: “Con Giunco scompare la figura del Presidente capace di stare vicino alla squadra come un padre di famiglia. Un uomo insostituibile”. Tony Trullo commentò commosso: “Giovanni significa 50 anni di basket. Devo a lui molto, perchè mi scelse nell'anno in cui vincemmo la B1. Senza Giunco oggi a Roseto il basket non ci sarebbe”. Claudio Bonaccorsi – che ama ricordare sempre come fu felice di pagare una multa comminatagli da Giunco – ricordò: “Giovanni non era ‘un’ presidente, era ‘il’ Presidente. Un uomo di sport con una marcia in più, che ha sempre messo i valori umani al primo posto. Una perdita incolmabile sia per Roseto sia per il basket”.

La chiesetta della SS. Assunta non bastò per i suoi funerali. Quando il feretro uscì, l'ultima carezza gliela regalò Saul Angelini D'Andrea, declamando un'ode a lui dedicata.

Una delle persone più importanti e vincenti del basket italiano, Valerio Bianchini, a Roseto per lavorare con la squadra di basket in quel periodo, disse di lui: “Paragonerei Giovanni Giunco al venditore di sidro descritto da Edgar Lee Masters nell'Antologia di Spoon River: un uomo che faceva felici i ragazzi vendendo il sidro, il succo delle mele che amorevolmente coltivava. Il venditore di sidro, parlando della sua morte, diceva: ‘Non seppellitemi sotto i cipressi o i sempreverdi che non danno frutti. Voglio essere seppellito sotto il melo, affinché il mio corpo dia nutrimento alle radici, il melo produca mele sempre più rosse e dalle mele esca ancora il sidro per fare felici i ragazzi’. Mi piace ricordare così Giovanni, uomo saggio che aveva voglia di continuare a lavorare per un basket in crescita. I suoi appunti sono le succose mele che mi lascia e che sono patrimonio di tutto il basket”.

Qualche anno dopo, nel 2005, nella sua tesi per il master di primo livello in diritto ed economia dello sport nell’unione europea, parlando di Giunco il rosetano Nicola Vannucci scrisse: “Ha cercato di essere non di apparire, un innovatore contrario al professionismo sfrenato ed esagerato: un professionismo senza sbocchi divoratore di risorse umane ed economiche, il suo occhio guardava dove altri occhi non arrivavano (o non avevano interesse ad arrivare)”. E ancora: “Forse proprio il suo modo di lavorare lungimirante e innovativo lo portarono ad essere un dirigente all’avanguardia ma con dei principi morali e un’etica sportiva che lo allontanavano dallo stereotipo del classico dirigente”.

Tutto questo – e molto, molto altro – è stato Giovanni Giunco, che chiuse la sua ultima intervista dicendo: “Riempite quei posti vuoti al palazzetto. E’ necessario per la vita stessa della pallacanestro a Roseto”.


8° MEMORIAL GIOVANNI GIUNCO E ULTIMA INTERVISTA

Giovedì 28 Gennaio 2010, all’Hotel Bellavista, si terrà l’8° Memorial Giovanni Giunco, organizzato da Vittorio Fossataro con la Eventi Roseto. Quest’anno le rose d’oro sono state assegnate non a campioni dello sport o a giornalisti sportivi, bensì – ricordando la tragedia del terremoto di L’Aquila – a Guido Bertolaso (Capo della Protezione Civile), alla Croce Rossa Italiana e al Corpo dei Vigili de Fuoco.

L’ultima intervista video di Giovanni Giunco, datata febbraio 2002 e divisa in 4 parti, è visibile in internet, su YouTube, all’indirizzo

Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 28 Gennaio 2010 - Ore 00:30


“E’ Giunco che parla”. Asciutto e deciso, questo era il saluto telefonico di Giovanni Giunco: “il Presidente” del basket rosetano. Un uomo da ricordare con cura, visto che si parla di un pioniere, un innovatore nel mondo dello sport, di cui ha scritto pagine di storia.

Giunco, nato a Campli il 7 dicembre 1923, divenne rosetano fin dai tempi delle scuole elementari. Il basket, prima giocato e poi sponsorizzato e diretto, fu la sua grande passione insieme al ciclismo (portò lui per la prima volta i ciclisti russi nel circuito professionistico).

Uomo di fiducia del Cavalier Borghi in Lombardia e del Commendator Scibilia in Abruzzo, Giovanni Giunco aveva appese alle pareti di casa sia la Stella d’Oro del CONI sia quella del CIO: nessun uomo di sport può aspirare a riconoscimenti più elevati sia a livello italiano sia a livello mondiale.

Per i giovani, Giunco è figura del passato difficile da conoscere, ma per chi lo ha frequentato, è figura nitida e netta. Come per Giampiero Porzio, lanciato in panchina da Giunco nella stagione 1976-1977, con il Roseto Basket in Serie B. Porzio, oggi oncologo, esordì da capo allenatore a Livorno, alla vigilia del suo 21° compleanno e ricorda: “Nei rientri dalle trasferte, stare vicino a Giovanni era una fortuna, perché potevi sentirti raccontare, da un protagonista vero, di quella volta in cui Fausto Coppi vinse il tappone dolomitico conquistando la maglia rosa o di decine di aneddoti di pallacanestro. Ma poteva anche starci la riflessione sulla guerra e sull’Italia divisa, quando lui scelse per coerenza la Repubblica di Salò e la Decima MAS, dove incontrò volontari come Walter Chiari, Marco Ferreri, Giorgio Albertazzi e – soprattutto – Nico Messina, allenatore di basket con il quale strinse una grande amicizia e divise la prigione dei giorni successivi alla liberazione”.

Uomo dalla vita piena, Giovanni Giunco, tessuta di grandi silenzi e di sguardi profondi, lanciati con fierezza dagli occhi che spuntavano dal bavero alzato del cappotto, mentre scendeva dalla sua Passat targata Como, di mattina presto – negli anni ’90 – a fare colazione al Caffè Liliana, prima di andare ad “aprire bottega” nel suo ufficio al palasport, che oggi è intitolato ad una sua scoperta: Remo Maggetti. Giovanni Giunco è stato l’uomo in grado di tenere accesa la fiammella del basket rosetano quando nessuno ci credeva più.

Per tante stagioni ha sofferto nelle serie minori fino all’ultimo “risorgimento cestistico rosetano”, iniziato nella stagione 1995/1996, in Serie C1, quando il suo Roseto Basket Lido delle Rose, guidato in panchina da coach Gabri Di Bonaventura e fatto volare dai canestri di Marco Verrigni, vinse il campionato battendo in finale Lugo di Romagna in un palasport pieno come un uovo. Nella stagione 1997/1998, dopo un anno di B2 e il ripescaggio per meriti sportivi in B1, Giunco ebbe l’intuizione di chiamare a Roseto Michele Martinelli, già patron del basket aquilano. Due persone molto diverse, due caratteri forti che durarono insieme una sola stagione, ma produssero qualcosa di storico: vittoria del Campionato di B1 e della Coppa Italia di Lega con Tony Trullo in panchina e Bonaccorsi a lanciare bombe. Finita quella meravigliosa stagione, Giunco si ritirò e continuò a seguire da fuori il basket rosetano e il movimento sportivo in generale.

Scrisse le sue riflessioni per il magazine “Qui Roseto” e continuò a regalare i suoi ricordi ad alcuni giornalisti che ebbero la fortuna di intervistarlo, nella sua casa a due passi dalla Villa Comunale, dove abitava con la compagna Minette. Sofferente per alcuni acciacchi, subì una delicata operazione dalla quale si riprese, ricevendo il prestigioso riconoscimento del CIO e rilasciando la sua ultima intervista approfondita a febbraio, prima di spegnersi il 27 marzo 2002. Se ne andò chiudendo l’era del mecenatismo nello sport, con una cravatta blu impressa di tanti palloni da basket dorati.

Coach Gabri Di Bonaventura disse: “Con Giunco scompare la figura del Presidente capace di stare vicino alla squadra come un padre di famiglia. Un uomo insostituibile”. Tony Trullo commentò commosso: “Giovanni significa 50 anni di basket. Devo a lui molto, perchè mi scelse nell'anno in cui vincemmo la B1. Senza Giunco oggi a Roseto il basket non ci sarebbe”. Claudio Bonaccorsi – che ama ricordare sempre come fu felice di pagare una multa comminatagli da Giunco – ricordò: “Giovanni non era ‘un’ presidente, era ‘il’ Presidente. Un uomo di sport con una marcia in più, che ha sempre messo i valori umani al primo posto. Una perdita incolmabile sia per Roseto sia per il basket”.

La chiesetta della SS. Assunta non bastò per i suoi funerali. Quando il feretro uscì, l'ultima carezza gliela regalò Saul Angelini D'Andrea, declamando un'ode a lui dedicata.

Una delle persone più importanti e vincenti del basket italiano, Valerio Bianchini, a Roseto per lavorare con la squadra di basket in quel periodo, disse di lui: “Paragonerei Giovanni Giunco al venditore di sidro descritto da Edgar Lee Masters nell'Antologia di Spoon River: un uomo che faceva felici i ragazzi vendendo il sidro, il succo delle mele che amorevolmente coltivava. Il venditore di sidro, parlando della sua morte, diceva: ‘Non seppellitemi sotto i cipressi o i sempreverdi che non danno frutti. Voglio essere seppellito sotto il melo, affinché il mio corpo dia nutrimento alle radici, il melo produca mele sempre più rosse e dalle mele esca ancora il sidro per fare felici i ragazzi’. Mi piace ricordare così Giovanni, uomo saggio che aveva voglia di continuare a lavorare per un basket in crescita. I suoi appunti sono le succose mele che mi lascia e che sono patrimonio di tutto il basket”.

Qualche anno dopo, nel 2005, nella sua tesi per il master di primo livello in diritto ed economia dello sport nell’unione europea, parlando di Giunco il rosetano Nicola Vannucci scrisse: “Ha cercato di essere non di apparire, un innovatore contrario al professionismo sfrenato ed esagerato: un professionismo senza sbocchi divoratore di risorse umane ed economiche, il suo occhio guardava dove altri occhi non arrivavano (o non avevano interesse ad arrivare)”. E ancora: “Forse proprio il suo modo di lavorare lungimirante e innovativo lo portarono ad essere un dirigente all’avanguardia ma con dei principi morali e un’etica sportiva che lo allontanavano dallo stereotipo del classico dirigente”.

Tutto questo – e molto, molto altro – è stato Giovanni Giunco, che chiuse la sua ultima intervista dicendo: “Riempite quei posti vuoti al palazzetto. E’ necessario per la vita stessa della pallacanestro a Roseto”.


8° MEMORIAL GIOVANNI GIUNCO E ULTIMA INTERVISTA

Giovedì 28 Gennaio 2010, all’Hotel Bellavista, si terrà l’8° Memorial Giovanni Giunco, organizzato da Vittorio Fossataro con la Eventi Roseto. Quest’anno le rose d’oro sono state assegnate non a campioni dello sport o a giornalisti sportivi, bensì – ricordando la tragedia del terremoto di L’Aquila – a Guido Bertolaso (Capo della Protezione Civile), alla Croce Rossa Italiana e al Corpo dei Vigili de Fuoco.

L’ultima intervista video di Giovanni Giunco, datata febbraio 2002 e divisa in 4 parti, è visibile in internet su YouTube.







giovedì 28 gennaio 2010

GIOVANE ITALIA ROSETO (PDL) MANIFESTA CONTRO CHIUSURA TERMINI IMERESE E CHIEDE "EMBARGO POPOLARE" CONTRO FIAT



Roseto degli Abruzzi, lì 28/01/10


Alla c.a. organi di informazione


OGGETTO: COMUNICATO STAMPA


Con gentile richiesta di pubblicazione


Fiat, chiusura stabilimento Termini Imerese: Giovane Italia (PDL) e Azione Studentesca lanciano l’embargo popolare. Giovedì 28 gennaio manifestazione davanti il Fiat Center di Roseto degli Abruzzi (frazione di Cologna Spiaggia) e volantinaggio di fronte le scuole superiori di Roseto e Teramo.


Dopo l’annunciata chiusura dello stabilimento FIAT di Termini Imerese, Giovane Italia – movimento giovanile del Popolo della Libertà – e Azione Studentesca lanciano anche a Roseto degli Abruzzi e in provincia di Teramo la provocatoria campagna “Embargo popolare” per boicottare i prodotti del gruppo.
Nello specifico i militanti di Giovane Italia e Azione Studentesca nella giornata di oggi sono stati impegnati in un volantinaggio di fronte alle scuole superiori di Roseto e Teramo, successivamente, dalle ore 10,30 alle 12,30, hanno svolto un presidio di fronte al Fiat Center di Roseto degli Abruzzi (frazione Cologna Spiaggia).
“L’azienda guidata da Marchionne da anni persegue politiche anti nazionali delocalizzando la produzione in paesi dove la manodopera costa meno (Brasile, Argentina, Polonia e Messico). Dopo aver percepito dallo Stato diversi milioni di Euro (secondo un recente studio dal 1996 ad oggi la Fiat avrebbe percepito dallo Stato 300 milioni di Euro circa, dalla Regione Sicilia 425 milioni di Euro per Termini Imerese) in termini di contributi a fondo perduto e di finanziamenti a tasso agevolato, dopo aver ricevuto commesse pubbliche, incentivi fiscali ed ecoincentivi oggi minaccia di fermare la produzione a Termini Imerese provocando il licenziamento di migliaia di lavoratori. Oltre agli impiegati della fabbrica, sarà danneggiato l’indotto con la conseguente perdita di posti di lavoro nelle numerose piccole imprese che lavorano per la FIAT.” sostiene Francesco Di Giuseppe, responsabile provinciale di Azione Studentesca. “Se passa il principio che questa azienda , ampiamente foraggiata dallo Stato,” conclude Di Giuseppe “possa chiudere stabilimenti così grandi senza alcun dialogo con i lavoratori ed il Governo, dopo Termini Imerese toccherà ad altre città italiane”.
“Tutto questo è inaccettabile. Per questo Giovane Italia lancia oggi questa campagna affinché tutto il popolo italiano si ribelli a queste politiche anti nazionali della FIAT, boicottando attivamente l’azienda non acquistando più automobili, camion, trattori e mezzi industriali di produzione. L’embargo popolare deve essere allargato anche ai prodotti riconducibili al gruppo FIAT nel campo dell’editoria, banche e finanza, dismettere eventuali titoli azionari o partecipazioni a fondi che possano identificarsi con la FIAT, ritirare i loro risparmi e chiudere i rapporti con gli istituti bancari che hanno FIAT fra gli azionisti.” dichiara Fabrizio Fornaciari, dirigente provinciale di Giovane Italia “Inoltre in riferimento all’importante stabilimento Sevel di Atessa(CH), fiore all’occhiello del gruppo Fiat per la produzione del furgone Ducato” aggiunge Fornaciari “esprimiamo preoccupazione per il mancato potenziamento della produzione che doveva arrivare a 300.000 furgoni l’anno. Infatti nel piano industriale Fiat per il 2011 è prevista la produzione di soli 220.000 unità circa l’anno, senza contare che nella redazione del piano industriale la Fiat ha riservato allo stabilimento abruzzese soltanto due righe.”
Iniziative analoghe si sono svolte in oltre 30 città italiane, in primis a Termini Imerese, in città grandi e piccole da Milano a Palermo.
Con la presente si porgono distinti saluti.


Ufficio stampa
Giovane Italia


Roseto degli Abruzzi




Ufficio stampa


Azione Studentesca


Coordinamento provinciale Teramo

Il servizio del TG6 il telegiornale di TV6
http://www.youtube.com/user/TVSEI#p/a/u/2/I04qjG3sAZs

mercoledì 27 gennaio 2010

Scajola interviene sulla decisione della Fiat di far partire la cassa integrazione a Termini Imerese


Fiat, Scajola: «Blocco inopportuno»

Bonanni: «E' un ricatto»


fonte: ilsole24ore.com


La decisione della Fiat di far partire la Cassa integrazione guadagni, per due settimane, per tutti gli stabilimenti auto, non è opportuna e rende più difficile la vertenza con i sindacati sullo stabilimento di Termini Imerese. Lo ha detto il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, intervistato da SkyTg24, precisando che il Governo non era stato informato preventivamente di tale decisione.



In particolare, il ministro ha detto che, proprio in questo periodo in cui si stanno conducendo le trattative su Termini Imerese, «questa rapidità di decisione della Fiat di avviare la Cig a fine mese per tutti gli stabilimenti mi pare una decisione non opportuna».



«Abbiamo contatti continui con la Fiat - ha aggiunto Scajola -, ma non sapevamo che avesse decisio la Cig, che, ripeto, non è opportuna e rende tutto più difficile».



Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, per il quale la decisione di mettere 30 mila lavoratori in cassa integrazione per 2 settimane tra un incontro e l'altro con il sindacato «è un modo singolare di procedere. Qualcuno lo chiamerebbe un ricatto». «Ci siamo visti prima di Natale - ha detto Bonanni - e abbiamo un incontro il 29. Tra un incontro e l'altro ci fa trovare 30 mila cassa integrati. È un modo singolare, lo ripetiamo, qualcuno lo chiamerebbe un ricatto».



Il ministro Scajola ha parlato anche degli incentivi auto: «Ci aspettavamo una domanda in forte calo - ha detto il ministro - e la Cig serve proprio per adeguare la produzione alla domanda e far tornare i conti».«Stiamo valutando di rinnovare gli incentivi - ha aggiunto il ministro -, anche per altri settori, ma non c'è dubbio che turbano il mercato». Per tale motivo, ha spiegato Scajola, il governo sta studiando la possibilità di rinnovarli «per un periodo limitato e con cifre meno consistenti».

lunedì 25 gennaio 2010

“Cronache contemporanee” analisi e riflessioni controcorrente per comprendere l’attualità di Fabrizio Fornaciari








L’ultima fatica editoriale dell’Avv. Pietro Ferrari “Cronache contemporanee”, vede l’autore fare una riflessione a 360° gradi. Ferrari non a caso svela al lettore un’anticipazione già nella copertina: qui viene fermata l’immagine del mondo immerso nel petrolio con lo sfondo occupato dalla bandiera americana ed attorno i simboli delle grandi religioni monoteiste (cristianesimo, islam ed ebraismo) e delle principali valute monetarie (dollaro, yen ed euro) con anche la bandiera indiana, simbolo dello stato-continente che sta venendo fuori prepotentemente negli scenari economici e geopolitici. Un’immagine di forte suggestione che attira da subito la curiosità.
Con la vis polemica che caratterizza le sue produzioni, Ferrari parte dalla crisi economica. La sua analisi critica la globalizzazione sclerotizzata da una finanza concentrata nelle speculazioni finanziarie, completamente scollegata da coloro che rischiano nella produzione, l’imprenditore, e da chi suda sui macchinari, i lavoratori.


Viene messo in luce l’atteggiamento anti-sociale delle banche, ogni riferimento ai mutui subprime è puramente casuale, e della filosofia “mercatista” che ha contagiato l’economia occidentale come più volte denunciato da Auriti, Accame e finalmente anche da noti esponenti della politica nazionale come Giulio Tremonti nel suo ultimo libro “La paura e la speranza”.
Molto interessanti sono anche le considerazioni legate al concetto di “capital comunismo” che oggi, come noto, trova l’esponente maggiore nella Cina, ma che era pratica già avviata in epoca di Guerra fredda con gli investimenti di Rockfeller in Siberia…


Spostando i riflettori sulla nostra penisola, Ferrari sottolinea il ruolo devastante dei tecnocrati prestati alla politica (Prodi n.d.r.) nelle privatizzazioni di inizio anni ’90 e nella mutazione dell’”egemonia comunista” che dalla concezione gramsciana, che mirava all’egemonia culturale, è passata a quella meno nobile dell’egemonia nel mondo delle banche, come verificatosi nella vicenda Unipol.
In seguito l’autore ragiona sui termini “giudaismo” e “sionismo” svelando alcuni aspetti oscuri dalla dottrina religiosa ebraica e di come purtroppo oggi, il dramma dell’Olocausto (anche su questo termine sono interessanti alcune puntualizzazioni) serva più per giustificare gli atteggiamenti espansionistici e militaristici di Israele, come ampiamente certificato dall’Onu, e non tanto per ricordare il dramma umano della Shoah.
La vera chicca di “Cronache contemporanee” è l’analisi sulla geopolitica, vengono svelati gli atteggiamenti contraddittori di alcuni stati descritti dai media e dal cinema come stati moderni, democratici e paladini di libertà ma che dimenticano quelli che sono i più elementari diritti dell’uomo.
Emblematico è il ruolo della cinematografia che è fondamentale per formare le coscienze e anche per stabilizzare o mutare gli equilibri internazionali: viene riportato l’esempio del film “La Valle dei Lupi” del regista turco Sadan Akar in cui si descrivono i soldati americani come i nazisti: ciò è bastato ad incrinare i rapporti politici ed economici della Turchia con gli Usa, nazione abituata ad essere descritta in tutt’altro modo dal cinema…hollywoodiano.


Si riferisce dell’attività economico-militare di stati come Russia, Cina, India e Iran e dell’immobilismo europeo dove gli stati continuano ad agire scollegati.
Le dinamiche geopolitiche sono strettamente collegate con quelle culturali che vengono trattate nell’ultimo capitolo.


Qui si combatte la Kulturkampf dell’autore che incomincia a dare battaglia dallo scottante tema dell’immigrazione. Questa non è solo il fenomeno inevitabile dello spostamento dai paesi più poveri a quelli più ricchi, ma è dovuta anche allo strano atteggiamento dell’uomo occidentale che omologato e svuotato della propria identità preferisce privilegiare “l’altro da sé”. Bisogna quindi ripensare il fenomeno integrazione e quello xenofobo riaffermando l’identità dei popoli trovando il giusto equilibrio tra la necessità dell’indipendenza energetica, vera sfida dei prossimi decenni, e il rispetto dell’ambiente, respingendo con forza il bigottismo ecologista di certo ambientalismo salottiero e di maniera, riaffermando le proprie radici culturali e spirituali senza farsi incantare dal nuovo paganesimo di ritorno in salsa commerciale ( come quello della setta New Age e delle bugie dei libri di Dan Brown).
Un libro politicamente scorretto, quindi, che nel suo incalzare offre numerosi spunti e riflessioni; un ottimo strumento per comprendere meglio i fatti e la società del nostro tempo edulcorati e mistificati dai media, molto spesso mezzo di propaganda e non di verità.


Cronache contemporanee – Analisi e commenti delle dinamiche internazionali
Edizioni L’Arco e la Corte


Euro 12,00

venerdì 22 gennaio 2010

MORRA: PROROGATA LIBERA CIRCOLAZIONE SU MEZZI PUBBLICI LOCALI



La Regione Abruzzo per il trasporto gratuito sui mezzi pubblici dei disabili e delle categorie deboli.


fonte: agenziastra.it


(ASTRA) - 22 gen - Pescara - Anche per il 2010 è stata disposta la proroga della legge regionale 44 del 2005 in materia di libera circolazione sui mezzi del trasporto pubblico locale. Lo ha annunciato ieri l'assessore ai Trasporti, Giandonato Morra. La norma consentirà ai cittadini appartenenti alle categorie indicate dalla legge regionale di chiedere al proprio Comune di residenza il rinnovo o il rilascio della tessera che consente l'utilizzo gratuito dei servizi di trasporto pubblico finanziati dalla Regione, compresi i servizi ferroviari regionali, per la circolazione all'interno del territorio regionale. Hanno diritto alla tessera i non vedenti assoluti o con residuo visivo non superiore ad un decimo in entrambi gli occhi con eventuale correzione; i sordomuti; invalidi minorenni con indennità di accompagnamento oppure con indennità di frequenza; i grandi invalidi di guerra, di lavoro e di servizio; gli inabili, gli invalidi civili e del lavoro con invalidità superiore o uguale all'80%; i mutilati e invalidi di servizio dalla I all'VIII categoria; i mutilati, gli invalidi di guerra, compresi mutilati e invalidi civili per cause di guerra; i reduci di guerra e i cavalieri di Vittorio Veneto. La tessera non può essere utilizzata sulle linee di trasporto gran turismo, termali e balneari, su quelledi concessione ministeriale (Pescara-Napoli, Pescara-Bologna, Pescara-Torino), sulle linee internazionali e su quelle intercity (Pescara-Roma, Lecce dei Marsi-Avezzano-Roma, Villavallelonga-Avezzano-Roma, Scanno-Sulmona-Roma, Giulianova-Pescara, Gissi-Lanciano-Roma, Vasto-Lanciano-Pescara-Chieti scalo-Roma). Solo sulla linea intercity Giulianova-Teramo-L?Aquila-Roma la tessera di libera circolazione può essere ancora esibita. (REGFLASH)

giovedì 14 gennaio 2010

INIZIATIVA NAZIONALE PER IL QUOZIENTE FAMILIARE



Anche Roseto degli Abruzzi aderisce all'iniziativa promossa da Identitario.org




Nel corso di questa settimana i promotori del progetto di aggregazione mediatica “Identitario.org” (http://www.identitario.org) hanno deciso di lanciare una mobilitazione nazionale a favore della proposta, avanzata a più riprese, del cosiddetto “Quoziente Familiare”.
“Siamo assolutamente convinti – dichiarano i promotori e gli aderenti ad “Identitario.org” – che un sistema fiscale più giusto, che favorisca le famiglie numerose senza penalizzare, comunque, chi vive da solo, sia assolutamente indispensabile. Per questo motivo, in decine di città di tutta Italia, i nostri militanti hanno affisso alcune locandine esplicative in merito a questa proposta e organizzeranno banchetti informativi volti a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni preposte.”.
La proposta del Quoziente Familiare, sostenuta con forza dall’Unione Generale del Lavoro (UGL) e da numerose personalità politiche, tra cui l’attuale Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, prevede, a differenza di quanto avviene oggi in Italia dove la tassazione ha una base individuale, l’applicazione dell’imposta sul reddito all’insieme dei redditi dei membri della “famiglia fiscale”, composta dal contribuente, dal coniuge, dai suoi figli minorenni e dalle persone invalide conviventi. In pratica, ad esempio, in una famiglia con un reddito complessivo di 30 mila euro l'anno dove lavorano due persone, si pagheranno tasse come se ci fossero due redditi di 15 mila euro ciascuno. Secondo uno studio Eurispes, una famiglia con due componenti risparmierebbe dai 200 e i 1.800 euro l'anno mentre una famiglia monoreddito ne risparmierebbe fino a ben 3.000 euro.
“Accogliamo, inoltre, con entusiasmo – continuano gli “Identitari” – la recente idea del Campidoglio di tramutare la città di Roma in un vero e proprio laboratorio dove rimodulare le tariffe e le imposte facendo pagare meno tasse alle famiglie numerose e monoreddito. Una proposta, questa, lanciata ufficialmente dal Sindaco Alemanno, che ha anche sollecitato il premier ad anteporre alla riduzione delle aliquote proprio il Quoziente Familiare, affinché diventi l’obbiettivo primario della riforma fiscale.”.


Ufficio Stampa e Propaganda
Identitario.org

martedì 12 gennaio 2010

ROSETO: DEGRADO NELLA ZONA SUD, LA PROTESTA DEI RESIDENTI DI FONTE DELL'OLMO

Marciapiedi, Via Nazionale
Strada retrostante Stadio "Fonte dell'Olmo"

Scuola "F.Romani"


Piazzale Cinema Odeon - retro



Piazzale Cinema Odeon




Via Nazionale
Via Nazionale






Via Nazionale








Roseto degli Abruzzi, lì 12/01/10

Alla c.a. organi di informazione

OGGETTO: COMUNICATO STAMPA

Con gentile richiesta di pubblicazione

Con il presente comunicato si vuole denunciare , informando la S.V. e la cittadinanza, lo stato di degrado in cui versa il quartiere Fonte dell’Olmo nella zona sud di Roseto degli Abruzzi.
Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni e fotografie da parte dei residenti per richiedere maggiore attenzione al decoro del quartiere.
Prima criticità segnalataci è quella dei rifiuti e della relativa carenza di cassonetti dove poterli conferire. Infatti visto il progressivo popolamento della zona, l’aumento delle unità abitative e la presenza di numerose attività commerciali è necessaria l’installazione di altri cassonetti anche di fronte le palazzine di più recente costruzione per evitare che i cittadini siano costretti a lasciare vicino i cassonetti, e non dentro, i rifiuti prodotti. E’ inoltre necessario, secondo quanto richiesto dai residenti, installare un cassonetto per la raccolta della carta.
Seconda criticità è quella del parcheggio abusivo di alcuni commercianti ambulanti sul tracciato della pista ciclabile nei giorni di mercato. Chiediamo maggior controllo da parte del Comando dei Vigili Urbani per evitare già da ora, che la pista ciclabile non è stata ancora inaugurata, venga intralciata. L’amministrazione potrebbe provvedere ad installare dei dissuasori per evitare il ripetersi di questo fenomeno.
Terza criticità è quella della mancata illuminazione e del completo abbandono della strada che costeggia lo stadio “Fonte dell’Olmo” verso la collina; in questo stato sicuramente non fruibile dalla collettività, soprattutto nelle ore serali.
“Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni che registrano un degrado crescente, nonostante più volte i cittadini abbiano segnalato questi problemi all’amministrazione comunale che non è mai intervenuta” dichiara Fabrizio Fornaciari, dirigente provinciale di Giovane Italia (PDL). “Non è certo un bel biglietto da visita per la nostra città avere il quartiere “Fonte dell’Olmo” con immondizia fuori dai cassonetti, parcheggi selvaggi, abbandono di alcune strade e scarsa pulizia. Per il problema dei rifiuti, in particolare, ci teniamo a evidenziare che ciò dipende molto dalla mancata attuazione del servizio di raccolta porta a porta come promesso e mai mantenuto. E’ ora” conclude Fornaciari “che l’amministrazione comunale ascolti di più i cittadini e pensi di più ai problemi reali della città e meno agli spot elettorali”.
Con la presente si porgono distinti saluti.

Fabrizio Fornaciari
Dirigente provinciale
Giovane Italia

martedì 5 gennaio 2010

I post-finiani. Comparse in An leader nel PdL di Brunella Bolloli









fonte: libero ed.Milano



Occhio al Lazio. Non è solo l’eterna lotta tra Roma e Milano, tra una querelle sul Gran Premio e la disputa sul primato della capitale morale: nel centro d’Italia c’è una classe dirigente, targata PdL, che cammina a passo sempre più spedito verso il potere vero, quello nazionale, con buona pace di Fini e Berlusconi. Sono, in fondo, postfiniani. Fedeli all’ex leader di An, ma decisi a contare sull’anagrafe favorevole. Il bacino di provenienza infatti è quasi tutto di Alleanza nazionale. Da lì, anzi dalla Destra sociale, arriva il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ieri ha parlato di riforme come un leader nazionale. Benedetta dal presidente della Camera è Renata Polverini, sindacalista candidata alla presidenza della Regione Lazio con grandi chance (causa anche il disastro Pd dopo l’affare Marrazzo). Molto nasce con la storica vittoria al Campidoglio, nel 2008, che ha sconquassato la geografia del potere non solo locale. Ora, con una possibile vittoria della Polverini, il segnale sarà ancora più deciso. Del resto, la 47enne leader dell’Ugl è stata scelta da Berlusconi e da Fini: un po’ per il lavoro che fa e molto per le sue idee bipartisan da assidua frequentatrice di salotti trasversali. Prova ne sia che la comunicazione della sua campagna elettorale è stata affidata al “dalemiano” Claudio Velardi. Liberista? «Mai. Io sono per un socialismo buono e per una migliore distribuzione della ricchezza. La redistribuzione capitalista è una favola, favorisce speculazioni finanziarie e rendite incontrollate», ha detto in un’intervista. Epifani in gonnella? La scommessa è che possa catturare consensi anche tra chi non si sarebbe mai sognato di votare un’ex di An. Discorso simile vale per Alemanno che, da sindaco, sta conducendo una politica orientata al sostegno della famiglia, alle fasce meno abbienti, all’abbassamento delle tasse. Prova ne sia l’annuncio fatto ieri al Tempo dell’estensione del quoziente familiare sul modello di ciò che ha sperimentato il collega di Parma, Pietro Vignali. Guarda caso, il tema è un cavallo di battaglia dell`Udc di PierFerdinando Casini di cui la Polverina spera di ottenere il decisivo appoggio per il voto di marzo.

MODELLO PARMA Si tratta in pratica di far pagare meno tasse e meno tariffe alle famiglie monoreddito e a quelle numerose, ad esempio studiando agevolazioni sul biglietto dell`autobus o sulla retta all`asilo nido. «La nostra responsabile famiglie ha incontrato Alemanno», spiega a Libero Vignali. «Da lì è nato un tavolo congiunto per l"`esportazione". A Parma sta partendo il nuovo modello che prevede tra i criteri dell`accesso ai servizi alla persona anche il numero dei familiari e dei carichi di cura: se una famiglia ha uno o più anziani a carico, paga meno. Ho parlato di questo tentativo sia col ministro Sacconi, che col sottosegretario Giovanardi si è mostrato molto interessato». Tornando a Roma, c`è il capitolo aziende, vale a dire il potere vero che scaturisce dall`amministrare il più grande comune d`Italia. Bastipensare al colosso dell`Acea, la società di energia quotata in Borsa e detenuta al 51% dalle casse capitoline, con un 7,5% di Caltagirone e un 10% ai francesi. Alemanno non solo ha subito due suoi uomini al Giancarlo Cremonesi e Marco Staderini (legato a Casini), così come ha fatto perle altre municipalizzate (molte in profondo rosso dopo la gestione Veltroni), ma ha anche congelato un delicato accordo con Gaz de France siglato dal vecchio vertice. Nulla di strano quando muta la gestione del potere.

Ma per Roma è stato un cambio radicale. Il PdL, in questo caso, ha fatto un gioco di squadra, ma Alemanno è stato aiutato nel processo di "occupazione" della stanza dei bottoni da un nutrito gruppo di exAn che fa capo al senatore Andrea Augello, detto "l`uomo nero" un po` per la sua fede politica, molto per il suo essere manovratore nell`ombra. E soprattutto a lui che si deve l`arrivo degli ingenti fondi per Roma Capitale stanziati dal governo Berlusconi, nonché molte nomine alle municipalizzate.



NESSUNA SCISSIONE TRA NOI Un altro ex colonnello di An vicino ad Alemanno è Fabio Rampelli, finiano doc, e appena scelto dalla Polverina per curare i rapporti con le associazioni. Nel giro del sindaco anche Vincenzo Piso e, tra le donne, Barbara Saltamartini, che ieri si è spesa in termini favorevoli proprio sulla questione del quoziente familiare. Certo Alemanno, nel derby tra il presidente della Camera e quello del Consiglio, continua a professarsi "colomba" e a dire che Gianfranco resta il suo «punto di riferimento fondamentale».
Ieri ha costruito ponti dopo le polemiche lanciate dal "Giornale", ha ribadito che non esiste alcuna scissione all`interno del PdL, che è impensabile che Fini viri verso l`Api di Rutelli, ma non è un mistero che il suo rapporto con il Cavaliere sia diretto e frequen- te. Così come quello conil ministro Sacconi, con Mara Carfagna, e con tanti ex azzurri.
Sempre più distante da Fini, invece sui temi etici, la chiesa, la cittadinanza agli immigrati e per uscire dai confini del Gra ha perfino riattivato la Fondazione Nuova Italia.
A sinistra di Fini non ci sono solo romani e laziali. Se pensiamo al nord, alla Lombardia, un nome in ascesa è Carlo Fidanza, eurodeputato:
potremmo definirlo un uomo di Alemanno a Milano. Più a sud, invece, c`è Pasquale Viespoli, sottosegretario per il Lavoro e poi Giuseppe Scopelliti, popolarissimo sindaco di Reggio Calabri a scelto dai finiani perla corsa alla presidenza. Si al Ponte sullo Stretto, all`Alta velocità e al Federalismo sono i punti principali del suo programma.
All`inizio ha trovato l`opposizione dei berluscones, ma ha deciso di tirare dritto:
«Mi vogliono abbattere perché hanno paura di cambiare», ha sentenziato lui, classe 1966. I "vecchi" sono avvisati.