sabato 11 aprile 2009

L'Aquila mè di Marcello De Angelis


Sono tornato a Roma martedì sera per essere presente in aula, dopo le 48 ore di prima emergenza trascorse a l'Aquila come volontario della croce rossa. L'Aquila è la città di mio padre, ho ancora molti parenti che vi abitano e molti amici. Da anni sono tornato in Abruzzo da politico, eletto prima al Senato e oggi alla Camera, grazie al grande supporto di tantissimi amici - militanti dell'altroieri, di ieri e di oggi - che hanno sostenuto la mia candidatura. Lunedì sono tornato a l'Aquila, non per vedere gli amici, non per fare riunioni politiche, ma al seguito del primo convoglio della Croce rossa romana, per portare ambulanze e cucine da campo. L'Aquila è distrutta. Molti hanno detto che è in ginocchio, ma gli aquilani non lo sono. Si tratta di una città che già aveva i suoi problemi: la disoccupazione, l'abbandono, la crisi economica e di ruolo. E' capoluogo di provincia e di regione e molti cittadini vivono lavorando nelle o per le istituzione. C'era poi un grande polo ospedaliera, centro d'eccellenza per oncologia e trapianto della cornea. C'era l'università, molti fuorisede che alloggiavano nelle case private. C'era un grande turismo religioso, specie in agosto, in occasione della perdonanza celestiniana. Novantanove chiese, novantanove castelli, novantanove cannelle. Una tradizione rugbistica tra le più antiche anche se oggi in crisi e un certo tradizionale immobilismo sociale. Negli anni, altri centri urbani, altre provincie hanno tentato - spesso con successo - di avocare a sé alcune delle attività sulle quali l'Aquila fondava la sua sopravvivenza e il suo sviluppo. Oggi, pensando già alla ricostruzione, la paura di molti aquilani è che la spoliazione istituzionale diventi necessaria e resti in permanenza, con il trasferimento dell'ospedale, del tribunale, delle sedi amministrative, dell'università oltre che delle poche realtà industriali ancora presenti. L'Aquila ha bisogno di garanzie di solidarietà anche su questo piano.

La solidarietà nazionale e internazionale pervenuta in questi giorni è straordinaria, tanto che uno dei problemi che il coordinamento dei soccorsi ha dovuto affrontare è stato l'afflusso eccessivo e disordinato di volontari. Tante purtroppo anche le iniziative personali per altri fini. C'è sempre chi cerca di farsi pubblicità e mettersi in mostra sulla pelle della povera gente. In particolare nell'ambiente politico.
Martedì mattina, in occasione della seconda visita di Berlusconi con relativa conferenza stampa, alla scuola di Finanza di Coppito, sede operativa dei soccorsi, sono affluiti vari notabili e personalità, vestiti e profumati come se andassero a un ballo. Mi sono avvicinato per salutare un collega parlamentare che ho riconosciuto da lontano. Mi ha salutato tra il sorpreso e il disgustato vedendomi con la tuta della Croce rossa, una maglietta sgualcita e gli scarponi infangati. L'unica frase che mi ha rivolto è stata "oggi sei della Croce rossa?" come se il mio fosse solo un travestimento... Sospetto legittimo, visto il nostro mestiere. Daltronde, come dice mia madre, chi fa male pensa male.
C'è un esempio positivo e davvero straordinario che voglio che tutti conoscano e che riguarda una mia collega parlamentare. Una diversa dalle signore che invadono le cronache con le loro foto da bellone e le iniziative filantropiche. Si chiama Carla Castellani, parlamentare di Teramo, medico.
Nella stessa occasione e nello stesso luogo in cui avveniva la passerella dei notabili martedì mattina, lei è arrivata alla scuola di Finanza, guidando da Teramo - senza autisti! - insieme a suna figlia, anche lei medico e suo marito, cuoco. Ha dribblato i colleghi improfumati che le offivano abbracci e baci e ha raggiunto noi sciamannati della Croce rossa dall'altra parte della piazza d'armi. Ci ha detto che lei e i suoi familiari erano lì per mettersi a disposizione. Nella confusione della giornata sono stati costretti ad aspettare fino al pomeriggio inoltrato che riuscissimo a dargli un'assegnazione. Li ho ritrovati la sera, in una tendopoli, col camicie verde e i guanti di lattice ad assistere i feriti. Poco prima era passata una troup del Tg regionale e Carla si era fatta da parte perché non la riprendessero. Non era lì per farsi pubblicità, ma per dare umilmente e dignitosamente il suo contributo, quasi di nascosto. Io voglio rompere in questo caso il voto di omertà, perché penso che questi esempi vadano resi noti, perché queste sono le persone da emulare e dimostrano anche che non tutti i politici hanno dimenticato che la loro vocazione è servire il popolo, non "servirsene".

Sono tornato a L'Aquila. I lavori parlamentari sono sospesi. Da lunedì un altro collega sarà qui con la Croce rossa militare. Nessuno ne parlerà ed è giusto così. Travaglio non potrà, almeno stavolta, fare le sue tirate giacobine sulla Casta. Anzi, gli antipolitici alla Di Pietro si sono fatti notare per la loro totale assenza in questo momento di emergenza nazionale e umana. Si è dimostrato credo finalmente chi sa solo parlare e chi fa anche ualcosa. Travaglio - da Santoro - si è confermato la palma di uomo peggiore d'Italia. Con buona pace di chi - anche tra i nostri - vantava con lui addirittura un'amicizia... In questi momenti ci si riconosce. I mitomani si dimostrano per quello che sono e così i chiacchieroni. Poi ci sono i disfattisti, i seminatori di zizzania, quelli che sanno solo parlare male di tutto e di tutti e i nemici della collettività. Chi fa le cose solo per interesse e chi - inaspettatamente - tira fuori cuore e palle. Questi momenti insegnano a tutti, molto anche su se stessi.
A L'Aquila ho reincontrato - sul campo - alpini della Taurinense conosciuti a Kabul e paracadutisti incontrati in Libano. Molti forestali conosciuti negli anni passati. Tutti i nostri ragazzi dell'Aquila sono al lavoro. La solidarietà è palpabile. Ma il timore di tutti noi è che si esaurisca con l'emergenza. Ci si ricorderà ancora dell'Aquila tra venti giorni? Tra un mese? Quando verrà l'estate e tanta gente sarà ancora sotto le tende? Quando verrà il caldo?
Queste sono le riflessioni di quasi una settimana. Invidio chi riesce a tenere "diari" ma non capisco dove trovino il tempo e le energie. Sarà l'età, ma io dopo una giornata in queste condizioni mi sento completamente vuoto, stanco e il cervello mi si spegne. Devo stare almeno mezza giornata a Roma per riprendermi. Immaginate come stanno gli altri.
Poche ultime precisazioni sugli aiuti necessari. Venire a L'Aquila in maniera improvvisata non è solo inutile, è dannoso. Dare da mangiare e da dormire a volontari fai da te significa togliere il sostentamento a chi ne ha veramente bisogno. Improvvisarsi soccorritori crea disagio alle squadre di soccorso vere e genera rischi inutili per le persone. I soldi vanno sempre bene - molto meglio dei "beni" - perché le organizzazioni possono usarli di volta in volta per ciò di cui c'è bisogno. State attenti a chi li date. C'è già un mucchio di truffatori in giro e - anche in questo campo - disperdere in mille rivoli è totalmente inutile. Con la Croce rossa e la Protezione civile andate sul sicuro. Per favore non fate cose con firme politiche, è disgustoso.
Sono girate varie sollecitazioni a mettere a disposizione le proprie case per ospitare i terremotati, magari bambini orfani. Grazie per le tante offerte ma si tratta di un grande equivoco. Purtroppo in questo tipo di tragedie ci sono più genitori che perdono i figli piuttosto che bambini che perdono i genitori. Che io sappia a tutt'oggi non risulta che nessuno sia rimqsto orfano. Gli adulti reagiscono prima al pericolo e quando uno non riesce a portare fuori i bambini resta sotto con loro. Sono state trovate molte salme di madri col bambino tra le braccia.
Nessun abruzzese darebbe un proprio figlio a degli sconosciuti, nemmeno se lo facessero vivere in una villa ai Parioli. Se è un parente forse sì, ma altrimenti preferiscono farlo dormire in macchina con sé, il più vicino possibile a casa, anche se è distrutta. Uno dei problemi che i soccorritori stanno incontarndo è la frammentazione delle tendopoli, che ognuno vuole nel proprio paese o nella propria frazione, anche se distano un chilometro l'una dall'altra. Quando a Porta a Porta hanno fatto vedere dei cittadini di Onna che si lamentavano per la mancanza di tende, sin sono guardati bene dal dire che c'era una tendopoli della Cri a San Gregoria, raggiungibile a piedi. Il fatto è che uno di Onna vuole restare a Onna anche se è distrutta. E la stessa cosa direbbe uno di San Gregorio. Ben presto sarà necessario accorpare i campi, per razionalizzare i servizi, e allora si leveranno proteste e lamentele che i media sicuramente sfrutteranno, tanto per sciacallare e fare casino. Infine: congratulazioni ai tanti colleghi giornalisti che hanno fatto un buon lavoro senza mancare di rispetto e correttezza, ma la maggior parte purtroppo si sono comportati da sciacalli e da imbecilli. A parte le mostruosità mostrate da scherzi ha parte, ho visto personalmente fotografi e operatori spintonare i vigili del fuoco e i nostri portantini la notte di martedì alla Casa dello studente, per riprendere i corpi che ancora venivano tirati fuori. E anche rispondere male a un ragazzo sopravvissuto, avviluppato in una coperta e restato tutto il giorno ad aspettare di conoscere la sorte dei suoi amici, che li aveva apostrofati accusandoli di fare soldi sulle immagini delle nostre sofferenze. Bisogna dire che i giornalisti fanno di tutto per non farsi amare.

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