martedì 29 settembre 2009

MATTEO SE N’E’ ANDATO SENZA UN PERCHE’. AVEVA SOLO 24 ANNI di Tommaso della Longa


fonte: libero

«Ci volevi tu per farmi tornare in affissione, certo adesso siete diventati troppo civili: i muri non si toccano più». Eh sì, secchio, colla e pennellessa con i ragazzi (cresciuti) dell’allora Trieste Salario di viale Somalia, 5 che si ritrovano per un pischello, un ragazzino biondo dei Parioli, tutto compito e pettinato, che un bel giorno sceglie la strada della militanza politica. Chi l’avrebbe mai detto che il collante di una generazione che per mille motivi non riusciva più a frequentare le sedi di partito, sarebbe stato proprio uno dei più piccoli. Sì, è così che mi piace ricordare Matteo Bonetti, consigliere del Pdl del II municipio, ma ancora prima fratello e dirigente di Azione giovani. Era la campagna elettorale che ha portato Alemanno in Campidoglio. E senza nessuna convocazione, ci siamo ritrovati a sostenere “militantemente” la candidatura di una di quelle persone che fa della politica un motivo di vita., che da responsabile del Nucleo Mameli di Azione studentesca arriva nelle istituzioni per dare una voca alla sua Comunità. Perché? Semplice se lo meritava e non c’era altro da fare se non tornare a compiere il rito della campagna elettorale, fatta in tanti anni per i nostri “grandi”, ovvero quella generazione del Fronte della Gioventù che ha rivoluzionato il modo di fare e di intendere la politica. In quelle serate di aprile lo prendevamo in giro, quando arrivava a salutarci dopo gli incontri con la gente vestito in giacca e cravatta. Lo prendevamo in giro sapendo che in lui vedevamo i nostri sforzi tramutati in realtà. E ora? Niente, da quel di Zara ci ritroviamo a piangere un amico di 24 anni che se ne è andato senza un perché. E che ora, in questo preciso momento, starà ridendo di tutti quanti noi pensando “vi ho fatti venire fin qui su, però smettetela di disperarvi”. Sì, riderebbe anche di questo “pezzo” assurdo, scritto da un giornalista che in questo momento si sente solo inadeguato nel ricordare una di quelle persone che non dimenticherai mai e che fino a poche ore fa ti bombardava di sms e telefonate, di scherzo, di gioco, di serietà. Le partite della Roma in “casa nostra”, in Curva Sud, con i ragazzi dell’Irish Clan. Le birre in compagnia degli amici di sempre tra il Tom Bombadil, l’Excalibur e i gradoni del Giulio Cesare. Il lavoro nella redazione, prima di AsgMedia e poi di Inedita. Le trasferte, i viaggi nelle Sei Contee occupate del Nord Irlanda, le feste. Con la battuta sempre pronta, i giochi portati alo stremo della pazienza fino a quando arriva il momento del “Matte’ ora basta”. Chi lo ha conosciuto non se lo può dimenticare. Per quanto mi riguarda, rimane solo la gioia di aver ritrovato nelle settimane d’ospedale ad agosto l’amico fraterno con cui parlare di tutto, che c’è sempre. E il dramma di un vuoto che sembra ogni minuto che passa sempre più incolmabile.

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