domenica 13 dicembre 2009

PDL IN PIAZZA A MILANO: COMIZIO DI BERLUSCONI




Noi siamo l'antimafia dei fatti, solo calunnie da sinistra». Scontro con alcuni contestatori


Milano, Pdl in piazza con Berlusconi«Io un mostro? No, sono un bravo fioeu»
Il leader del centrodestra: «Vengono con noi Santanché e Storace. L'Udc? Se viene bene, altrimenti non piangiamo»



di Alessandro Sala




fonte: corriere.it




MILANO - «Dovrei essere qui a fare quello che si chiama un comizio. In realtà voglio solo farvi gli auguri di Buon Natale. State sereni e non credete a quelli che vanno in giro a fare catastrofismo. Stiamo uscendo meglio di altri Paesi dalla crisi, la maggioranza è coesa e il governo di conseguenza funziona». Lo ha detto Silvio Berlusconi parlando in piazza Duomo, a Milano, alla festa del tesseramento del partito. Non voleva fare un comizio, ma poi ha parlato per mezz'ora abbondante, a braccio come suo solito, fronteggiando dal palco anche un gruppo di contestatori che da un lato della piazza lo ha accolto con slogan e fischi. Il Cavaliere non si è scomposto e ha replicato con un triplice «vergogna», sottolineando che «questa è la differenza tra noi e voi, noi queste cose non le faremmo mai». Al termine del comizio, però, un uomo è riuscito ad avvicinarsi al premier mentre firmava alcuni autografi e a colpirlo con un pugno al volto.




«NON SONO UN MOSTRO» - Nell'appuntamento milanese, convocato per dare il via alla campagna di adesioni al partito, occasione il leader del centrodestra ha ricordato la nascita del Pdl, avvenuta di fatto due anni fa poche centinaia di metri più in là, a piazza San Babila, nell'ormai noto discorso del predellino, improvvisato sulla portiera della sua automobile in un momento difficile per l'allora Casa delle libertà. E ha ripercorso alcune delle tappe di questo primo anno e mezzo di governo e le recenti polemiche sul ruolo della Corte costituzionale. «Mi dipingono come un mostro - ha detto Berlusconi all'inizio del suo intervento -, ma non credo di esserlo: intanto perché sono bello e poi perché sono quello che si dice un "bravo fioeu"». Il ricorso al dialetto meneghino (bravo fioeu, ovvero, bravo ragazzo) gli vale il primo di tanti applausi. Il capo del governo ha poi spiegato il perché della decisione di avviare il tesseramento che, un anno e mezzo fa, all'ufficializzazione della nascita del Pdl, si era deciso di non fare: «C'è in giro troppa disinformazione - ha sottolineato - vogliamo stabilire un contatto diretto con i nostri elettori e raccogliere l'adesione di almeno un milione di loro, che vengano a lavorare con noi per il bene dell'Italia e degli italiani».


«LA DESTRA CON NOI» - Berlusconi ha ricordato che il Pdl è stata la sintesi di sette diverse formazioni che componevano il vecchio centrodestra. «Alle prossime elezioni politiche - ha annunciato dal palco - saranno con noi anche Daniela Santanché e Francesco Storace. Quindi passiamo da sette a nove», mettendo insieme «tutti coloro che nel Paese non si riconoscono nella sinistra». Poi l'affondo su Casini: «C'è un partito che dovrebbe stare nel centrodestra, ovvero l'Udc, che sta un po' di qua e un po' di là - ha detto senza celare l'ironia il premier -. Dovrebbe stare di qua, ma se non viene ce ne faremo una ragione e non piangeremo».




I CONTESTATORI - Il Cavaliere ha poi parlato di «una sinistra che al contrario di quelle europee che sono diventate socialdemocratiche, è fortemente impregnata dei concetti del marxismo». Ha cambiato nome, ha detto il Cavaliere, e di recente «ha anche fatto addirittura un passo indietro». Berlusconi avrebbe forse voluto richiamare il passato da uomo di partito dell'ex Pci di Pier Luigi Bersani, che in mattinata aveva parlato di lui dicendo, con un chiaro riferimento al Pifferaio di Hamelin di Perrault, che «non abbiamo niente da guadagnare da un modello di democrazia populista dove c'è un miliardario che suona il piffero e tutti i poveracci che gli vanno dietro». Ma è stato proprio a questo punto che le contestazioni dal lato della piazza lo hanno costretto ad un'interruzione. «Ecco perché siamo qui - ha detto il premier rivolgendosi direttamente ai contestatori -: perché queste cose noi non le faremo mai. Vergogna, vergogna, vergogna».


«SINISTRA ANTI-POPOLO» - «La sinistra - ha poi ripreso quando in piazza la situazione è tornata alla normalità - si riempie la bocca di parole come popolo ma non è interessata al popolo: è interessata solo al potere e una volta che lo raggiunge mette in atto quel che pensa del suo Stato, che non è al servizio dei cittadini, ma al cui servizio i cittadini devono essere». Poi ha criticato il programma del centrosinistra, in particolare la reintroduzione dell'Ici o l'aumento delle tassazioni delle rendite finanziarie. Poi ha richiamato un concetto che Berlusconi ha più volte espresso: quello dello «stato di polizia tributaria» che a suo parere è il disegno politico principe dei suoi avversari.




L'ATTACCO ALLA CORTE COSTITUZIONALE - Il capo del Pdl è tornato anche a parlare di sovranità, attaccando i giudici e la possibilità della Consulta di abrogare le leggi ritenute non costituzionali. Per Berlusconi questo potere oggi è in mano a chi non ha consenso popolare, «quindi non possiamo accettare che giudici possano influenzare un altro organo istituzionale come il Parlamento». E quanto alla stessa Consulta, ha ribadito le parole già pronunciate al congresso del Ppe a Bonn: «E' composta da persone che per la loro storia personale appartengono alla sinistra». Poi ha rivendicato i successi nella lotta alla criminalità organizzata: «Siamo l'antimafia dei fatti, gli altri sono quella delle menzogne e delle calunnie».


«ABBIAMO SALVATO L'ECONOMIA MONDIALE» - Berlusconi ha ricordato l'intervento per i rifiuti in Campania, ha avocato a se il merito di aver fermato la crisi tra Russia e Georgia («c'erano già i missili puntati, li abbiamo fatti rimuovere») e di avere convinto l'amministrazione americana ad intervenire «dopo che avevano lasciato al suo destino la Lehman Brothers» per evitare «il fallimento di altre 400 banche, salvando il mondo da una crisi incredibile e tremenda». Poi ha parlato della Lega e di Umberto Bossi come di un «alleato leale», ma non ha fatto riferimento a Fini che del Pdl è il cofondatore, inserendo di fatto An nei «tanti partiti» messi insieme con la nascita del partito unitario del centrodestra. Poi ha consegnato la tessera del Pdl al sindaco Letizia Moratti, che fino ad ora si era tenuta le mani libere, e ha confermato la scelta di Roberto Formigoni come candidato del centrodestra per la guida della Regione Lombardia (e con lui è stato protagonista di un siparietto: «Lui è un vecchietto e io sono giovane: lui al g'ha frecc (ha freddo, ndr, indicando il cappotto del governatore lombardo) e io ho il fisico e sono in giacca. E non ho neanche la canottiera».

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